La moralità dei cani

tratto da: Ovvero: come gli animali aiutano i bambini a crescere come esseri umani buoni “Per i bambini, la natura…

Scritto da

Marco Brandi

Pubblicato il

19 Giugno 2015
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tratto da:

Ovvero: come gli animali aiutano i bambini a crescere come esseri umani buoni

“Per i bambini, la natura si presenta in molte forme:
un vitellino, un animale domestico che vive e muore, un sentiero tracciato nel bosco … ”
Last Child in the Woods

Per anni ho segretamente creduto che il cane con cui sono cresciuto fosse una specie di esempio di vitù nella nostra famiglia. Ammettendo questa convinzione, stimolo ogni sorta di critica da parte di chi, per motivi religiosi o scientifici, obbietta la possibilità di attribuire comportamenti umani nei non-umani animali.
Lasciamo che sia. Scommetto però che anche tu avevi un amico speciale. O lo hai ancora.
Qualche tempo fa, ho chiesto a uno studioso di comportamento animale se gli altri animali – i cani in particolare – possono essere “educatori spirituali” per i bambini. Suppongo che possano esserlo anche per gli adulti, ma bambini e cani, come Elwood P. Dowd e Harvey nel vecchio film di Jimmy Stewart ci insegnano, sono particolarmente in sintonia. In particolare lo studioso a cui mi sono rivolto ha conseguito anche un dottorato in psicologia del comportamento umano ed è un esperto di pet therapy per i bambini. “Gli animali – mi ha detto – sono spesso insegnanti morali, anche se questo non è il loro intento”. Per esempio, gli animali insegnano ai bambini il concetto di morte.
“La morte di un cane o di un gatto può essere la sola perdita profonda che un essere umano sperimenta. Alcune persone non accettano il fatto che un animale possa significare così tanto, anche più di un essere umano o di un altro membro della famiglia. Ma è possibile. I bambini, attraverso ciò, ad esempio imparano il significato della morte; e questo è il prezzo che possono permettersi, molto più che non la perdita di un genitore”, ha detto.
Un cane può anche insegnare ad un bambino l’amore incondizionato. Un bambino può avere problemi a leggere le intenzioni anche di un genitore affettuoso, ma in un cane è sempre semplice. “I cani non ingannano bene. Essi non sanno mentire. Al limite possono fraintendere.” I cani possono essere l’unica fonte di affetto incondizionato, e senza riserve, che alcuni bambini possono sperimentare.
I cani poi possono insegnare la differenza tra le nostre caratteristiche e il nostro comportamento, relativamente alla capacità di perdono dell’uomo. “Quando mio figlio fa qualcosa di sbagliato e io esplodo, è difficile per il bambino capire che gli voglio comunque bene”, mi ha detto lo studioso di comportamento animale. “Ma quando il mio bambino mi vede punire il cane, e poi 20 minuti più tardi dargli cure amandolo, ad esempio pagando il conto del veterinario, il bambino si rende conto che il comportamento del cane è sbagliato, ma il cane è ancora buono”. Diverso è quando gli adulti usano punizioni corporali su un cane. “Questo insegna ai bambini che dare schiaffi è una buona idea”. E di questa lezione potrebbero fare a meno.
Si, ma i suoi esempi erano concentrati più sul comportamento degli adulti che sul comportamento animale. Volevo tornare alla mia domanda iniziale. “Lasciami chiedere a Banner”, dissi allo studioso di comportamento animale.
Banner aveva due anni quando è arrivato, e undici quando è morto: era il mio migliore amico, e, ho creduto, anche il mio maestro. Ora devo subito ammettere che la memoria di un bambino è fantasiosa. Banner era un Collie all’epoca di Lassie e Jeff. E, come bambino, ho divorato i libri di Albert Payson Terhune. Queste influenze indubbiamente hanno colorato le mie aspettative e forse la mia memoria.
Eppure, mi ricordo queste cose. Banner, che aveva il naso profondamente sfregiato al momento della sua morte, non avrebbe mai combattuto con un cane di piccola taglia; anzi, volte ha protetto i minuscoli cani del quartiere.

Burbero con lui tutto il tempo, usciva dalla cantina ogni mattina con il gatto, protetto, tra le sue gambe. Lo ricordo fiondarsi in strada contro il più cattivo cane del quartiere che aveva attaccato una vicina di casa, con in braccio il suo piccolo cane. Banner che tirava via mio fratello dalla strada tirandolo dal pannolino; seduto vicino a noi quando gettavamo sassi… […]
Mi sembra di aver passato secoli nei boschi con Banner. Era il mio ponte verso il selvaggio. Una volta, quando avevo circa 8 anni, sono caduto fino al giro vita in un torrente ghiacciato. Provavo a salire, ma la riva era ripida e piena di neve, e sono scivolato di nuovo in acqua, ancora e ancora. E Banner mi aveva lasciato lì.
Poi era tornato. Lo ricordo all’estremità di un ramo caduto, che tirava, e ricordo di essere uscito dal torrente in quel modo. Vi dico ciò con un certo imbarazzo, conoscendo l’inganno della memoria. Non so se tutto questo è accaduto esattamente nel modo in cui mi ricordo. I bambini idealizzano i loro animali domestici, proiettano su di loro tutti i tipi di comportamento umano, mi ha detto lo studioso di comportamento animale. I cani spesso tendono a combattere contro cani più grandi, mi ha spiegato. Stanno facendo quello che fanno i cani; essi non pensano a difendere gli oppressi. E i rami erano probabilmente lì tutti insieme, e Banner stava probabilmente solo giocano al tiro alla fune.
“La tua interpretazione era in realtà una lezione”, ha detto. “Forse inconsciamente ti esaltavi nel vedere il suo comportamento eroico. Ma chi gli ha insegnato a tirare il bastone, un atto che potrebbe averti involontariamente salvato la vita? Probabilmente glielo hai insegnato tu”. La razionalità degli studiosi di comportamento è affascinante, ma lo è anche il mistero. I Buddisti, mi dicono, credono che un insegnante o un prete che non riesce a vivere una buona vita possono trovarsi retrocessi nella vita successiva. E si possono ritrovare nella forma di un cane, ancora con la voglia di insegnare.
In una scura mattina mi sono svegliato al suono di mia madre che stava piangendo. Ero convinto che fosse successo qualcosa a mio padre. Così corsi giù per le scale fin fuori sul portico, per trovarmi poi lì Banner, portato via dalla strada da mio padre, freddo e rigido. Ho pianto, ma era un pianto falso – in realtà ero sollevato perché mio padre era ancora vivo. Per molto tempo, mi sono sentito in colpa per quell’imbroglio segreto. E così Banner mi ha insegnato anche qualcosa sulla confusione e sul subbuglio della morte.
A volte, quando torno a Kansas City, torno dietro la vecchia casa dove c’è una depressione del terreno. Qui è sepolto il mio amico. Mi chiedo dove sia realmente.

Richard Louv (traduzione e adattamento CO)

Per approfondire

AutoreMarco Brandi

Mi occupo di psicologia clinica, psicologia scolastica e psicologia applicata allo sport. Sono perfezionato in psicologia giuridica e psicologia dello sport.

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